QUANTA STRADA NEI MIEI SANDALI …

31/01/2017

Sabato 21, ore 13. Siamo pronte per la trasferta genovese. La macchina è carica.

Che con Orsetta di strada ne abbiamo ormai fatta tanta, è innegabile.

Ad oggi, siamo state in Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, in ordine assolutamente illogico.

I risultati sono chiari ed evidenti. Primo tra tutti, la perfetta architettura del bagagliaio, nel quale ormai riusciamo a far entrare la scena e l’attrezzeria al completo. E anche la valigia. E le catene da neve, che è gennaio e non si è mai troppo prudenti.

Nota: Se mai dovesse avverarsi l’infausta circostanza di doverle montare, le catene da neve, giuriamo di fare una diretta Instagram.
Che però non sappiamo fare. Quindi dovremmo fermare un automobilista per aiutarci.
E, ovviamente, un altro per mettere le catene.

Tornando all’argomento viaggi

Come la foto può testimoniare,  è stata affinata ormai una tecnica invidiabile: non si spreca neppure un millimetro, tutto è ottimizzato al meglio. Da far invidia a un contorsionista.

Ore 13,20. Si parte.

Nota: dobbiamo proprio sottolineare che, dopo poco meno di 15 chilometri, ci siamo accorte che il caricabatterie da viaggio era rimasto sommerso proprio in fondo al bagagliaio????

Ore 19, arriviamo a Genova,  500 chilometri dopo, accolte da un tramonto fiammeggiante e da Cristina Cavalli, attrice magnifica nonché instancabile organizzatrice e impagabile ospite della serata al BLoser.

Si scarica e … vai con l’aperitivo.

Nota: Orsetta non è una gran bevitrice, anzi, a dirla tutta, i liquori li regge maluccio. Ma noialtre invece non perdiamo certo l’occasione per farci un bicchierino, soprattutto in una taverna seminascosta tra i palazzi e fiocamente illuminata, dove servono focaccia zeneise doc.

Tornare a Genova è l’occasione per ricontattare e rivedere amici di cui da anni non si avevano più notizie, o latenti nel metauniverso virtuale dei social e dei whatsapp. Ed infatti ecco spuntare, direttamente dalle prove di un Gabbiano, due vecchi amici dei tempi dello Stabile, scuola che qui a Genova ha sfornato più meraviglie di una focacceria di Recco. Ci si saluta come se fosse passato un mese (e non vent’anni), e si giura e spergiura che ci si trova più giovani di quando ci si è lasciati -ma quest’ultimo è probabilmente uno degli effetti collaterali dell’alcol di cui sopra …
E poi a cena con vecchie amiche e nuovi mariti (delle amiche) nella stessa (riammodernata) casa dove si conviveva allora.
Insomma, chiacchiere e risate; innegabile la gioia.Natale tutto l'anno

Sazie e brille si va a dormire, percorrendo i vicoli ciarlieri della Maddalena, rasenti il profumo del mare e l’odore aspro dei ricordi.

Il vento si abbatte sulla domenica della replica. Si penetrano i carruggi a testa china, sperando che il tempo non scoraggi gli amici di Orsetta. Si pranza con altri amici storici e mamme bis, perché i genovesi o non ti si filano manco di striscio o diventano una seconda famiglia. Menu ovviamente a base di sugo di noci, pesto comediocomanda e alici fritte -che fanno tanto bene alla voce e così la coscienza è sedata. E poi in marcia, lunga camminata su via Roma fino a Piazza Marsala. È il momento di allestire.

Nota: le strade sono ad oggi ancora decorate a festa, nonostante siamo ormai prossimi alla Candelora. Genova, non ti smentisci mai: perché spendere per allestire e smantellare le luminarie, se tanto serviranno di nuovo tra nove mesi?

Camuffato tra i portoni, già sala off dello Stabile e poi magazzino abbandonato per anni, il teatrino del BLoser è una chicca, un sottoscala dalla strana ambientazione commista di tendaggi e resina, e dalla programmazione ancora più composita.

Nota: La sera prima aveva suonato nella sala un gruppo che noi pensavamo si chiamasse “Punk is Dead”, e ci sembrava un nome cinicamente azzeccato; invece era “Punk is Dad”,  nel senso di papà. Come ci siamo rimaste deluse …

Ore 17. La domanda è ancora una volta la solita: verrà qualcuno?
Perché se non riempiamo nemmeno una sala da 70 posti, siamo nei guai. Qui l’arte funziona se fa vendere, e noi vogliamo che si arrivi ad una terza stagione, per Cristina e per il teatro in generale.

Amici, Orsetta, Cristina C.

Mi spiego. Al piano di sopra, nel ristorante, si mangia e si beve, dicono, con una certa cultura della tavola e del vino.
Nel teatrino, al piano di sotto, si fa cultura con un grande appetito per l’arte e buoni commensali. Cristina fa da due anni una stagione delicata e raffinata, OneBLoser, difendendola strenuamente e contagiando i suoi amici e conoscenti che vengono, sulla fiducia, a incontrare non-nomi che portano non-testi in uno spazio in fondo non-teatrale. Chapeau!

Ore 17,30. La mezza. Orsetta è ancora impegnata a sistemare i suoi fiori e deve ancora truccarsi! Dov’è un direttore di scena, quando serve?
Ore 17,45. Il pubblico arriva, si sente un rumoreggiare, tavolini che vengono risistemati, un vocio crescente. Forse ci sarà qualcuno di più dei 15 prenotati …
Ore 18. Cristina entra nel micro camerino e senza tanti complimenti toglie ad Orsetta la sedia da sotto le chiappe per darla ad uno spettatore. È fatta. Sold Out. È il secondo, dopo Roma. Sono soddisfazioni …

Una replica memorabile. Risate, lacrime, tanti applausi.
In tanti vogliono farsi la foto accanto al nostro poster. Aumentano gli amici di Orsetta.
E finalmente conosciamo Roberta, alla quale dobbiamo la massima di zia Emma: “Se vivi i sogni degli altri, ti prenderai anche i loro incubi”.

BLoser, che sta per Beautiful Loser, ad Orsetta calza a pennello.

Ultima nota, quella dolente: Bloser nell’anima, a fine replica Orsetta fa un capitombolo colossale. Risultato: un polso tagliato, un’anca ammaccata e una caviglia storta di brutto. Che una settimana dopo è ancora blu. Ma cosa importa. Siamo felici.