Spettacolo finalista al Premio Laura Casadonte 2018
Ospite fuori concorso al Festival Inventaria-La festa del Teatro Off 2019Vincitore del Bando Over 40 2019
Il lungo racconto in bilico chirurgico di Sabbry, una mamma-amica alla ricerca, tra lacrime e leggerezza, di una disperata felicità.
Aspettando il suo turno per un colloquio di lavoro, una mamma ancora giovane ripercorre la propria vita. Dalla precoce gravidanza al matrimonio con un uomo buono e amato, dal lavoro in fabbrica alla cura della propria immagine, Sabbry vive in simbiosi assoluta con la figlia. Il rifiuto della ragazza di proseguire in questo rapporto esclusivo, unito ad una casuale concomitanza di eventi, incrinerà una felicità fatta di piccole cose e costringerà la nostra mamma-amica ad allontanarsi da casa per rifarsi pian piano una vita ed un corpo, sublimando nella ricostruzione estetica il suo desiderio di felicità.
Sguaiata, stordita e inopportuna, Sabbry per il mondo è una strappona impenitente, per la figlia è una grana da gestire, per il chirurgo estetico un banco di prova. Ma è anche una donna ingenua e perbene, una madre che ama con tutta l’anima la figlia, avuta troppo presto. “Io e te siamo migliori amiche” Questo ha sempre ripetuto alla figlia questa mamma tutta botox e silicone, corpetti e sbrilluccichi su un genuino entusiasmo da debuttante al ballo. Un’amicizia che per la figlia significa guai. Perché se la mamma ha una gran voglia di divertirsi e piacere e non vuole crescere, è la figlia che deve sbrigarsi a diventare grande.
Sarà un’imperdonabile leggerezza a far crollare pezzo per pezzo il corpo – e le certezze – della nostra eroina. A quel punto solo un miracolo potrà restituirle la felicità. Un miracolo o un po’ di consapevolezza.
“MILF-Mamma Insegnami La Felicità” è un monologo tragicomico, che racconta la giornata in cui la vita di una mamma-amica prenderà una svolta inattesa e definitiva.
Nell’arco di un’ora di ciarliero, estraniante, intimo e drammatico monologo, il personaggio di Sabbry, facilmente criticabile al primo impatto, finisce per risultare simpatico, tenero e adorabile un personaggio. Il pubblico viene invitato ad indossare il suo sexy top fucsia e i suoi stivaletti borchiati, a ridere delle sue gaffe, dei suoi passi falsi, dei suoi errori; a prendere le sue parti, insomma.
Lasciandoci in continua sospensione tra un facile pregiudizio e una amara, impensabile immedesimazione.
“MILF-Mamma Insegnami La Felicità” affronta il fenomeno sempre più diffuso di donne che confondono il ruolo di madre con quello di amica, non solo vestendosi e comportandosi come le figlie adolescenti, ma mutuando da esse una effimera eterna giovinezza.
“… perché una è tanto più autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa.” (Agrado – Tutto su mia madre)
“Milf – Mamma Insegnami La Felicità” è uno spettacolo che fa bene al teatro e lascia felicemente sbalordito il suo pubblico, che non può che rimanerne del tutto affascinato. Una Natalia Magni davvero in grande spolvero, sia nelle vesti di autrice che in quelle d’attrice. (Alessandro Gilardi – IlFoyer.net)
“Un monologo che si costituisce, fin dai primissimi istanti, come un capolavoro di tragicomico realismo e genuinità. (Vanessa Carnevale – UICS Arcolaio.biz)
“Ringraziamo Natalia Magni per aver tratteggiato e dato vita ad un personaggio che trasuda quella imperfetta, a tratti ridicola ma incantevole umanità, troppo spesso sottaciuta, nascosta fra le pieghe del chiasso dei social e delle private solitudini. Una natura che si ritiene “oscena” da mostrare, che richiede coraggio, incoscienza, che ci ricorda come potremmo essere, se sapessimo, ogni tanto, lasciarci andare.” (Enrico Vulpiani – Sulpalco.it)
“Natalia Magni restituisce l’ennesimo trattato sulla solitudine, il ritratto perfetto e centrato di donna, declinandolo attraverso la visione e l’osservazione delle ossessioni più attuali: è in questo modo che Sabbri mette a nudo le maschere che indossiamo tutti, le smonta pezzo per pezzo e ce le sbatte in faccia per permetterci di specchiarci nella nostra (dis)umanità, cadendo nel baratro di un’angoscia tutta contemporanea. La semplice, diretta bellezza del testo − che ha una costruzione drammaturgica cristallina (…)” (Gian Lorenzo Franzì – Il Pickwick)